A quante donne l’Italia potrebbe chiedere una mano e non lo fa? Che dispersione di energie provoca il soffitto di cristallo che limita le donne nella loro ascesa? «Pensi alla dottoressa Annalisa Malara, che il Corriere ha intervistato proprio ieri. Ha cercato e trovato il virus nel “paziente 1” di Codogno quando regole e prassi non lo prevedevano. Ha vinto la sua battaglia. Ha mostrato intuizione e tenacia, due grandi virtù che le donne possono portare alla comunità, perché sono loro proprie. Però non chiede niente, non ha il “complesso dell’eroe”, così tipicamente maschile. Con nobiltà e generosità vuole solo tornare al suo lavoro, come prima. Ecco il punto: le donne separano merito e potere; gli uomini misurano il merito col potere».

Paola Severino è una donna che è arrivata ai vertici nella sua professione di avvocata, nella sua vicenda pubblica (prima ministra della Giustizia) e nell’accademia (è stata una delle pochissime donne-rettore d’Italia). Sa quanto è dura.

«Insieme con me c’erano altre dieci borsiste nella cattedra di diritto penale. Una sola è diventata ordinario. Più che una selezione, una decimazione. E le assicuro che più d’una se lo sarebbe ampiamente meritato».

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