Paola Nicoletti, Ricercatrice dell’Inapp – Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, ci parla della sua ultima indagine sulla contrattazione di secondo livello in materia di Responsabilità sociale d’impresa e Welfare.

Ci descrive il progetto che sta realizzando per l’Inapp?

«Facendo tesoro dei risultati delle ricerche che ho realizzato per l’Istituto dal 2012 sul tema della Responsabilità sociale d’impresa e in linea di continuità con tali indagini, l’INAPP ha inteso sviluppare, nell’ambito del proprio Piano di attività finanziato dal Fondo sociale europeo per il 2018-20, il filone di ricerca sull’analisi del welfare aziendale e della Corporate Social Responsibility negli accordi bilaterali delle parti sociali.

Questo progetto triennale sulla bilateralità, ovvero sull’impegno diretto delle parti datoriali e sindacali per il welfare (cuore delle attività di responsabilità sociale d’impresa), si è avviato l’anno scorso con l’analisi dei modelli di reti costituite sui territori dalle rappresentanze datoriali e sindacali quali esperimenti di una nuova e più moderna responsabilità sociale di territorio, e si arricchisce quest’anno con un nuovo studio sulla contrattazione collettiva in materia di welfare e responsabilità sociale d’impresa».

 

Ci anticipa i principali risultati?

«L’indagine, ancora in corso di realizzazione anche se in fase conclusiva, registra una tendenza nella contrattazione di secondo livello orientata ad un fermento nella negoziazione del welfare, con un trend in crescita favorito anche dalle normative che hanno disciplinato la materia a partire dalla legge di stabilità per il 2016.

Basti pensare che soltanto i contratti aziendali e territoriali che prevedono istituti premiali sono progressivamente cresciuti negli ultimi anni, attestandosi su oltre 16.500 ad ottobre 2019, di cui la metà prevede la possibilità di convertire il premio di produttività in beni e servizi di welfare. Accanto a questi, si registra un trend di crescente sensibilità e attenzione verso iniziative di conciliazione e interventi di welfare in area sanitaria, previdenziale e sociale.

Vale la pena comunque di ricordare che la contrattazione di secondo livello (aziendale oppure territoriale, che include più imprese del gruppo o settore) ha avuto storicamente un ruolo limitato nelle relazioni industriali in Italia, per ragioni legate principalmente a due fattori: la piccola dimensione delle imprese italiane, che rende molto elevati i relativi costi di negoziazione; la sostanziale subordinazione di questa tipologia di contratti alla contrattazione nazionale di categoria.

La contrattazione decentrata rappresenta uno strumento flessibile di integrazione di alcuni istituti economici e normativi disciplinati dai contratti collettivi nazionali o da specifiche normative. Molti CCNL rinviano infatti alla contrattazione di secondo livello la disciplina di alcuni particolari aspetti del rapporto di lavoro, per l’esigenza di legare alcuni parametri contrattuali a realtà locali. Alcuni degli istituti che possono essere oggetto dei contratti di secondo livello sono: Retribuzione, Inquadramento, Tempo determinato, Orario di lavoro, Welfare Integrativo, Formazione Professionale, Ambiente di Lavoro, Salute e Sicurezza, Organizzazione del lavoro, Pari Opportunità, Bilateralità.

Gli aspetti legati al welfare che risultano maggiormente contrattati a livello aziendale o territoriale riguardano l’erogazione del premio di risultato, per collegare parte del salario alla produttività aziendale; la concessione dei ticket o buoni pasto; permessi ulteriori rispetto a quelli stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale; benefit e forme di sostegno».

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