Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Istat ha pubblicato per la prima volta i risultati dell’indagine “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale”, che fotografa il persistere di convinzioni radicate nella cultura popolare, con limitate differenze di percezione tra uomini e donne.

In merito al tema dell’immagine sociale della violenza sessuale, persiste su tutti il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Addirittura il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata (23,9%). Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile.

Sul tema della violenza nella coppia, il 7,4% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo” e il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto.

Per quel che riguarda più in generale gli stereotipi sui ruoli di genere, i più comuni sono: “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Quello meno diffuso è “spetta all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (8,8%).

Il quadro che emerge dalla lettura dei risultati rivela che gli stereotipi sui ruoli di genere sono radicati maggiormente nel Mezzogiorno (67,8%) e meno diffusi nel Nord-est (52,6%), senza particolari differenze tra uomini e donne. Il 58,8% della popolazione (di 18-74 anni) si ritrova in questi stereotipi sui ruoli, più diffusi al crescere dell’età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei giovani) e tra i meno istruiti.

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