Dalle mosse del duo Trump-Musk ai grandi appuntamenti globali e alle sfide per l’Unione europea. Una riflessione sui possibili cambiamenti che il 2025 porterà a tutti noi, come cittadini del mondo, europei e italiani.
Prima di tutto, desidero augurare ai lettori e alle lettrici della Newsletter ASviS un buon 2025. Sono auguri di cui avremo bisogno, visto che anche quello appena iniziato non appare un anno facile, come non lo è stato quello passato. Infatti, le guerre, le tensioni internazionali, le divisioni politiche, le difficoltà economiche e sociali, la crisi climatica non spariranno da sole soltanto perché abbiamo salutato il 2024 “anno bisesto, anno funesto”. Per ottenere risultati significativi sulle tematiche appena ricordate serve ben altro che l’arrivo di un nuovo anno, cioè tanto impegno, da parte di tutte tutti, per cambiare quello che va cambiato nella direzione auspicata.
Ovviamente, tutti vorremmo che il mondo e la nostra vita cambiassero in meglio e certamente nel corso delle scorse settimane abbiamo passato qualche momento a riflettere sull’anno passato e a fare qualche buon proposito per quello appena iniziato. Su questo tema mi ha fatto riflettere l’articolo pubblicato su Il Post di giovedì 2 gennaio dal titolo “Perché è così difficile rispettare i propositi di inizio anno”. La tesi, basata su studi di psicologi e neuroscienziati, è che:
“Il problema principale dei propositi di inizio anno è che si affrontano con slancio e convinzione, ma senza alcuna collaborazione speciale da parte del corpo. Non succede niente di magico, il primo gennaio, e per apportare un cambiamento nella propria vita serve grosso modo lo stesso impegno necessario in altri momenti dell’anno: spesso ne serve di più, anzi … La difficoltà nel rispettare i propositi di inizio anno deriva spesso anche dal fatto che tendiamo a porci obiettivi poco realistici perché ne siamo naturalmente attratti … Da un lato attribuiamo molto valore agli sforzi compiuti per ottenere un determinato risultato, dall’altro il nostro cervello elabora continuamente strategie per ridurli, probabilmente perché sono costosi in termini di risorse metaboliche”.