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“Più tempo al posto dell’aumento: ore libere come incentivo aziendale” di Rità Querzé

Meglio un aumento da 50 euro in busta paga o mezza giornata libera in più ogni mese? Risposta scontata, fino a ieri: più danaro, senza se e senza ma. Ora non più. A fare da apripista è stata la Germania. A febbraio i metalmeccanici dell’Ig Metall hanno introdotto la settimana di 28 ore per chi ha particolari esigenze familiari. Negli ultimi mesi — ma meglio sarebbe dire nelle ultime settimane — le prime sperimentazioni in questa direzione stanno arrivando anche in Italia.

 

Le sperimentazioni

Oggi alla Lamborghini di Sant’Agata bolognese sindacato e azienda firmano un accordo che permette ai dipendenti di decidere se vale la pena avere una busta paga più ricca o è meglio godersi qualche ora aggiuntiva di libertà dal lavoro. Stesso principio alla base dell’intesa approvata giovedì scorso dai lavoratori della cooperativa Ceramica d’Imola. E anche nei servizi il principio si fa largo: da segnalare una sperimentazione tra i bancari di Unicredit. Parliamo di accordi aziendali. Qualcosa, per la verità, si muove anche sul fronte dei contratti nazionali. Le prime novità potrebbero arrivare a brevissimo con la chiusura del contratto dei chimici. Le aziende che stanno sperimentando questo tipo di innovazione organizzativa sono di tre tipi. Prima di tutto ci sono quelle (già caratterizzate da buona produttività e buoni stipendi) che proseguono sulla strada della digitalizzazione. Conseguenza: a parità di produzione serve meno lavoro. Poi ci sono le realtà che hanno un alto numero di dipendenti over 55-60, più spesso interessati a ridurre l’orario (e le aziende stesse a fare entrare qualche giovane).

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