Il presidente Ermete Realacci: «Il mondo ci cerca ma noi dobbiamo imparare ad amarci»

Da uno dei tanti affacci sulla vallata di Belforte del Chienti, nell’entroterra marchigiano. «Ma come fate a tenere in ordine tutto questo paesaggio: immagino abbiate una ottima squadra di giardinieri». «Per la verità, ciò che vede è solo frutto della Natura: è così da secoli». Sembra un dialogo surreale, ma è accaduto davvero. Tra il numero delle macchine da caffè Simonelli Group e un distributore americano in visita all’azienda in provincia di Macerata. È un esempio per comprendere quanto noi italiani rischiamo di perdere quella capacità empatica nel riconoscere chi siamo davvero e che cosa siamo in grado di fare. In buona sostanza, ci stiamo americanizzando?

«Dovremmo iniziare ad alzare lo sguardo verso un Paese che non è poi così messo male», osserva Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, il cui ultimo, quarto rapporto, scruta, indaga e scopre una «I.T.A.L.I.A» nella quale «Le Geografie del nuovo made in Italy» sorprendono positivamente.

Tra le settantacinque pagine – a cura anche di Fondazione Edison, Unioncamere e Intesa Sanpaolo – dedicate allo Stivale in forma di acronimo, e che viaggia dall’industria al turismo, dall’agroalimentare al vocalismo, e dall’innovazione all’arte e alla cultura, la verità è nelle percentuali da podio.

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